Sentenze di lavoro

Ok al licenziamento se la dipendente ricatta il superiore

La Corte di Cassazione, con l’Ordinanza n. 1686 del 16 gennaio 2024, ha affrontato il caso di una dipendente che ha ricattato il suo responsabile aziendale. I giudici hanno ritenuto la condotta della lavoratrice grave da ledere irrimediabilmente il rapporto lavorativo, asserendo che questo comportamento della lavoratrice integra una minaccia grave e quindi una palese insubordinazione. La dipendente si era difesa accusando il datore di infedeltà, accusa rivelata poi essere falsa dai giudici. Licenziamento comminato e validato.

(Corte di Cassazione Ordinanza n. 1686 del 16 gennaio 2024)

 

Durante la malattia lavora in altra attività: licenziato.

La Corte di Cassazione, con Sentenza n. 2516 del 26 gennaio 2024, ha giudicato su un tema purtroppo non nuovo: lavoratore che, durante un periodo di malattia, era stato sorpreso a lavorare (nell’attività della moglie). I giudici hanno confermato la legittimità del licenziamento asserendo che tale comportamento del dipendente configura la violazione degli specifici obblighi di diligenza e fedeltà, nonché dei doveri generali di correttezza e buona fede, disciplinati dal codice civile; e ciò sia nell’ipotesi in cui l’attività esterna sia sufficiente a far presumere l’inesistenza della malattia, sia nel caso in cui essa sia comunque idonea a pregiudicare o ritardare la guarigione o il rientro in servizio.

(Corte di Cassazione Sentenza n. 2516 del 26 gennaio 2024)

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