No alla trasformazione dell’orario a turni in orario fisso per prendersi cura dei figli
La Corte di giustizia CE, con Sentenza del 18 settembre 2019, C-366/18, si è pronunciata in materia di congedo parentale: un lavoratore aveva richiesto di trasformare il proprio orario di lavoro a turni in orario di lavoro fisso, mantenendo invariata anche la retribuzione, in modo da potersi prendere cura dei figli. L’azienda si era riservata di negare tale richiesta. Per la soluzione della controversia, la Corte analizza in particolare la clausola 6 punto 1 della Direttiva 2010/18, la quale prevede che gli Stati membri possano adottare le misure necessarie per garantire ai lavoratori che tornano dal congedo parentale la possibilità di richiedere modifiche dell’orario di lavoro. La questione pregiudiziale viene risolta dai giudici europei rilevando la mancata sussistenza del diritto del lavoratore di ottenere la trasformazione dell’orario di lavoro in un orario fisso, quando il regime di lavoro normale applicato dal datore di lavoro è a turni. Pertanto si rileva che il lavoratore, al fine di prendersi cura dei figli o di familiari a carico, potrebbe richiedere la riduzione del proprio orario di lavoro quotidiano con conseguente riduzione proporzionale della retribuzione, ma, si ribadisce, non la diversa distribuzione dell’orario di lavoro.
Licenziamento disciplinare illegittimo se la contestazione è stata generica
Con ordinanza n. 14967 del 14 luglio 2020, la Corte di Cassazione ha affermato che in presenza di un licenziamento disciplinare che trae origine da una contestazione generica, ci si trova di fronte ad un recesso illegittimo in quanto il dipendente è stato privato del diritto ad una propria adeguata difesa.
In tema di licenziamento disciplinare, la contestazione dell’addebito, parte iniziale del procedimento disciplinare, ha lo scopo di consentire al lavoratore incolpato l’immediata difesa e deve, conseguentemente, rivestire il carattere della specificità.
