Nei giorni scorsi il Consiglio direttivo del Gruppo Terziario Donna Piemonte ha rinnovato le proprie cariche, confermando alla presidenza la cuneese Aurelia Della Torre.
Del Consiglio direttivo regionale è entrata a far parte anche Francesca Sartore, presidente del Gruppo Terziario Donna Alba e vice presidente dell’A.C.A.
Con loro abbiamo fatto il punto sulla situazione femminile nel mondo del lavoro, anche alla luce dei cambiamenti dovuti all’emergenza sanitaria.
AURELIA DELLA TORRE
Com’è evoluto l’approccio del Terziario Donna nel sostenere la partecipazione femminile nel mondo imprenditoriale?
Quando abbiamo fondato il Terziario Donna, decenni or sono, eravamo un gruppo ai margini della Confcommercio. Oggi, portando avanti i nostri valori e facendo un buon lavoro, ci siamo imposte per costruire una rete che va dalla Sicilia al Trentino, potendo influire nelle scelte e nelle attività a livello nazionale.
Cosa occorre fare affinché le donne possano raggiungere i ruoli che meritano, al di là delle quote rose?
Le donne devono farsi avanti. Negli anni, con coraggio ed esperienza, le donne sono risalite da posizioni marginali a ruoli importanti anche in ambito politico e amministrativo. Personalmente ho cercato di far crescere alcune personalità che potessero affiancarmi in questo percorso e intravedo figure di valore e di carattere, come ad Alba, in grado di sostenere ruoli impegnativi all’interno di enti ed istituzioni anche a livello regionale e nazionale.
Quali interventi dovrebbero attuare le istituzioni e i gruppi del Terziario Donna affinché lavoro e famiglia possano finalmente essere conciliabili?
L’intervento primario dev’essere sui servizi sociali, ad esempio rendendo economicamente più accessibili asili e attività di sostegno alle donne che decidono di svolgere il doppio ruolo di madre e imprenditrice.
Quali consigli darebbe a una giovane donna che volesse approcciarsi al mondo dell’impresa?
Principalmente di essere caute. Le nuove tecnologie hanno messo a disposizione nuove opportunità, molto spesso per attività già esistenti e con solide basi. Le difficoltà, in questo momento, si riscontrano in tutti i settori ma credo che l’ambito dei servizi abbia un buon margine di sviluppo.
Quali sono i punti di forza delle donne nel terziario? In quali figure le donne saprebbero fornire maggiore valore aggiunto?
Nel settore dei servizi le donne possono mettere a disposizione il proprio capitale intellettuale, più ancora che quello economico, vista anche la difficoltà che un retaggio culturale antico mette loro di fronte nell’approcciarsi con gli istituti di credito.
Nel periodo Covid, ha fatto la differenza essere donna nel settore terziario?
Il Covid ha penalizzato fortemente il mondo femminile e il settore del commercio in particolare, dove molte donne operano dietro al bancone di negozi e uffici. Ci vorrà tempo affinché la situazione si assesti e si possa tornare a lavorare in condizioni sostenibili.
Lo smart working come ha influito sulle attività delle donne imprenditrici? Opportunità o aumento del carico di lavoro?
Lo smart working è una grande opportunità, ma non deve andare a danno delle famiglie. Lavorare da casa, soprattutto quando ci sono dei bambini, è complesso e anche in questo senso lo sviluppo dei servizi sociali può favorire la flessibilità. Ma non dimentichiamo quanto possa essere dannoso nel distruggere i rapporti sociali.
FRANCESCA SARTORE
Com’è evoluto l’approccio del Terziario Donna nel sostenere la partecipazione femminile nel mondo imprenditoriale?
Con sempre maggiore consapevolezza delle nostre capacità e sicurezza nell’assumere ruoli non solo nell’ambito imprenditoriale ma anche in quello politico e sociale. Le donne non sono numerose ai vertici, semplicemente perché non si pensano ancora capaci di esserlo. Siamo noi quelle che per prime mettiamo limiti alle nostre possibilità.
Cosa occorre fare affinché le donne possano raggiungere i ruoli che meritano, al di là delle quote rose?
La donna oggi regge ancora troppi ruoli contemporaneamente, sostituisce i nidi mancanti stando a casa con i figli, il welfare inesistente prendendosi cura degli anziani e se nella coppia qualcuno deve rinunciare al lavoro è quasi sempre la donna perché ha sovente ruoli meno remunerati e nella coppia non si sente “inferiore” perché non provvede al mantenimento della famiglia. La donna paga ancora lo stereotipo dell’uomo che sente minata la sua mascolinità se ha un ruolo economicamente subordinato alla donna. Occorre capovolgere la mentalità, lavorando nell’educazione dei bambini per eliminare gli stereotipi e aiutandoli a pensare in modo nuovo, ripensando alla figura dell’uomo come padre presente e autorevole e non amicone dei figli, attuando politiche che incentivino entrambi i genitori ad assumere un “ruolo di cura” all’interno della famiglia.
Fino a quel momento sono assolutamente d’accordo con le quote rosa, come ha dimostrato l’esperienza dei paesi nordici, strumento che costringa il Paese a cedere quote di rappresentanza alle donne, ma sta alle donne dimostrare di possedere una diversa capacità di leadership e non semplicemente scimmiottare gli uomini al potere.
Quali interventi dovrebbero attuare le istituzioni e i gruppi del Terziario Donna affinché lavoro e famiglia possano finalmente essere conciliabili?
A livello locale ci siamo impegnate con convegni divulgativi per portare alla luce i “problemi collaterali” che le donne affrontano quotidianamente. Abbiamo affrontato e stiamo sviluppando il tema del neuromarketing, come approcciare le relazioni uomo-donna nell’ambito lavorativo.
A livello nazionale ricordo l’osservatorio di Terziario Donna sulla situazione del credito alle imprese femminili: le imprese femminili mediamente falliscono di meno perché più propense a pianificare, investire con oculatezza, ma ottengono meno crediti dal sistema bancario. Perché? Mi sembra un paradosso enorme.
Sostengo anche l’iniziativa di far riconoscere come detraibile per le imprenditrici le spese di colf, se sono al lavoro qualcuno deve occuparsi della casa.
Per le neo mamme, è necessario agire concretamente perché anche i papà assumano il ruolo di cura. La figura del padre è un elemento fondamentale per la crescita del bambino, ma sta mancando nella nostra società.
Quali consigli darebbe a una giovane donna che volesse approcciarsi al mondo dell’impresa?
Di credere fortemente di poter fare qualunque ruolo, di aprire occhi e orecchie per imparare il più possibile, di accettare le critiche costruttive per migliorare e ridere di quelle mirate a distruggere, perché sono il segno che ci sta riuscendo. Di essere donna sempre.
Quali sono i punti di forza delle donne nel terziario? In quali figure le donne saprebbero fornire maggiore valore aggiunto?
Le imprese femminili in Italia sono 1,3 milioni, in aumento del 2,7% rispetto a 5 anni fa.
Questo “motore rosa” genera occupazione per oltre 3 milioni di addetti. Nel commercio e nel turismo gli occupati in imprese femminili sono oltre 1 milione, pari al 18,4% del totale addetti del settore.
Il mondo del lavoro del futuro parla una lingua sempre più digitale e tecnologica. Ricerche di società specializzate come InTribe sulle “Professioni del Futuro 2019” rilevano al primo posto gli esperti di cybersecurity, blockchain, i data scientists e ancora coloro che si sono formati nell’ambito dell’intelligenza artificiale e nella machine learning.
Spesso si pensa che le donne siano meno portate per gli ambiti scientifici. Da qualche tempo, tuttavia, sono stati avviati diversi progetti di promozione delle discipline Stem (Science, Technology, Engineering, Maths) tra le studentesse che, invece, riescono anche meglio dei maschi. Le donne si laureano in tempi più brevi, con voti migliori e con minor dispersione scolastica perché più motivate. Abbiamo l’attitudine a una leadership più collaborativa e inclusiva e questo ci porta anche ad essere più innovative perché capaci di ascoltare e promuovere punti di vista diversi.
Quindi sarebbe opportuno iniziare a parlare di persone e non di generi.
Nel periodo Covid, ha fatto la differenza essere donna nel settore terziario?
La differenza a livello locale l’ha saputa creare l’A.C.A. che ci ha costantemente tenute informate, e ci ha guidato tra le mille difficoltà sorte nel gestire una situazione emergenziale. Fra di noi abbiamo saputo creare una rete di sostegno. Sapere di non essere sole è stato importante.
Lo smart working come ha influito sulle attività delle donne imprenditrici? Opportunità o aumento del carico di lavoro?
Può essere una grande opportunità ma solo se pensata come farebbe un uomo, con un ufficio a casa senza lavatrici da fare o bambini da gestire, altrimenti è molto meglio andare in ufficio.
Quali sono gli obiettivi e le iniziative del Terziario Donna Alba, anche rispetto al periodo che stiamo vivendo?
Il gruppo Terziario Donna Alba ha saputo adattarsi al cambiamento dovuto alla pandemia e, grazie alle nuove tecnologie, ha continuato a sostenere ed affiancare le donne imprenditrici.
Nel periodo del lockdown abbiamo fornito supporto psicologico alle nostre associate attraverso la collaborazione della dott.ssa Alessandra Borgogno, psicologa e fondatrice della Onlus “L’Aquilone”.
Ad aprile è stato organizzato il webinar “Ripartire con successo dopo il coronavirus”, tenuto dagli esperti del neuromarketing Caterina Garofalo e Francesco Gallucci, che hanno fornito utili spunti e strumenti alle nostre commercianti del settore abbigliamento e calzature che dovevano prepararsi alla riapertura dei negozi dopo il lockdown.
Nelle prossime settimane continueremo la nostra attività in videoconferenza ospitando una tappa del Roadshow dedicato ai temi del Brand, della Relazione e della Comunicazione in chiave neuromarketing per le PMI del Terziario, organizzato da Terziario Donna nazionale in collaborazione con Luca Florentino e Barbara Monteleone di Ottosunove.
L’obiettivo soprattutto di questo momento difficile è dire a tutte le imprenditrici “non mollate, la vostra energia è vitale perché tutto il Paese possa ripartire e guardare al futuro.