La deadline è giugno 2020.
Questa la data entro la quale l’Asl Cn2 Alba-Bra intende completare il trasferimento degli ospedali cittadini “San Lazzaro” e “Santo Spirito”, sulla collina di Verduno, nel mega complesso ormai completo sia nella struttura e in corso di ultimazione nelle dotazioni tecnologiche necessarie al suo funzionamento.
Un passo molto atteso che è arrivato, ma ancora non pare vero. Anche perché – a fronte di una realtà che si prefigura come eccellente nel panorama sanitario regionale – a deporre a sfavore vi è una situazione viaria ancora tutta da decifrare e, perlomeno, una strada provinciale da adeguare alle nuove e imponenti necessità dell’ospedale, in attesa dello svincolo autostradale di là da venire, che doveva essere la principale via d’accesso all’ospedale.
La questione della viabilità di adduzione alla struttura di Verduno rischia di velare di amaro un risultato tutto sommato molto positivo per il territorio di Langhe e Roero: si sta concretizzando il sogno degli anni Novanta, quando a metà decennio le due aree (all’epoca ancora riferite ad Usl distinte, la 64 e la 65, poi unificate nell’Asl 18), si confrontarono sull’esigenza comune di realizzare un nuovo ospedale, scegliendo, in ottica visionaria e pionieristica, la strada di un’unica struttura baricentrica rispetto ad Alba e a Bra. La prima pietra fu posata il 4 dicembre 2005 e di anni ne sono trascorsi troppi, fra mille difficoltà dettate dal susseguirsi di traversie contrattuali e intoppi cantieristici. Un tempo così lungo che fa dire, oggi, al governatore del Piemonte Cirio, che l’inaugurazione avverrà senza trionfalismi, proprio per il ritardo accumulato nei confronti di un’opera necessaria alla cittadinanza.
Priorità alla strada provinciale
Ad oggi la priorità è un urgente, massiccio e veloce intervento di adeguamento della Sp7, per la quale un progetto originariamente da 15 milioni di euro è salito nel tempo a 25 milioni (includendo la sistemazione del ponte di Pollenzo). Intanto la Provincia ha progettato un nuovo servizio di mezzi pubblici da e per l’ospedale che colleghi Alba e Bra al costo di circa 700 mila euro l’anno, mentre sono allo studio divieti per i mezzi pesanti sul tracciato che dovrà dare priorità all’utenza ospedaliera (mezzi di soccorso, pazienti, lavoratori).
Una struttura piena di contenuti
Di certo c’è la qualità della struttura e dei servizi che sarà possibile rendere al pubblico, grazie anche all’impegno della Fondazione Nuovo Ospedale Alba Bra Onlus, che ha raccolto negli anni quasi 25 milioni di euro da privati, soci e sottoscrittori, in parte spesi e in parte ancora da utilizzare per gli arredi e le dotazioni tecnologiche di ultima generazione (si pensi al robot “Da Vinci” per gli interventi chirurgici già operativo al San Lazzaro, o alla nuova radioterapia che eviterà onerosi e faticosi spostamenti ai pazienti locali verso altri ospedali).
Il recente ingresso dell’industria Ferrero nell’assetto societario della Fondazione, garantisce ulteriori passi in avanti verso una sempre maggiore attrattiva dell’ospedale di Verduno – intitolato ai compianti “Michele e Pietro Ferrero” – nei confronti delle professionalità necessarie affinché tutti gli sforzi del territorio nel dotarsi di un ospedale di eccellenza siano concretizzati nel servizio effettivamente reso alla popolazione.
Le case della salute
Per presidiare in loco la vasta area collinare, l’ipotesi a cui Regione e Asl stanno lavorando è la creazione delle cosiddette “case della salute”, vale a dire mini-strutture dislocate nei punti strategici del territorio per rendere i servizi sanitari di base: Canale, Montà d’Alba, Cortemilia, S. Stefano Belbo e probabilmente Bossolasco ne saranno le sedi, sviluppando i presidi ambulatoriali laddove già esistenti.