Giuliano Viglione: « Su Asti Cuneo non si canti “vittoria”. La politica si impegni su tutta la viabilità »

L’ultimo diaframma burocratico dell’Asti-Cuneo tra l’incompiuto e il compiuto è crollato, con il via libera definitivo anche da parte del Ministero della Cultura che aveva sollevato riserve sul tronco A del lotto 2.6, quello, per chiarezza, che collegherà il moncone di Cherasco allo svincolo di Roddi.

Ma esultare sarebbe fuori luogo, poiché con la conclusione del lotto mancante non si realizza un sogno ma si conclude un incubo e si pone fine ad un’opera che nella sua versione monca ha rappresentato e rappresenta ancora una fonte di imbarazzo, un affronto al territorio.

Quindi ben venga, e velocemente, la chiusura dei cantieri e la consegna alle Langhe, dopo tempi e vicissitudini da terzo mondo, di un’infrastruttura alla quale si è riusciti a mettere un sigillo dopo estenuanti trattative con il costruttore, per di più offrendo in dote la tangenziale albese, che di fatto farà parte dell’autostrada una volta adeguata agli standard costruttivi e di sicurezza.

Mettiamo il caso, per un momento, che l’Asti-Cuneo sia già completata e guardiamoci intorno. Partendo dalla città di Alba, restano ancora da risolvere nodi viari annosi: si potrà tornare a parlare di tangenziale est soltanto una volta che sarà avviato il cantiere per il terzo ponte. In questo caso, sappiamo che nell’arco della primavera il bando di gara per la progettazione prevede la consegna della versione definitiva. L’opera può già contare su finanziamenti certi: 12 milioni dai “fondi Crosetto” e 20 milioni stanziati dal Cipe. La bretella che dovrà collegare il terzo ponte alla viabilità che conduce all’Alta Langa dovrà farsi largo nella colline fortemente urbanizzata di sud est, un riassetto urbanistico che a tutt’oggi rappresenta una scommessa.

Diverso il discorso della tangenziale ovest, per la quale l’ultimo Piano regolatore prevede un “varco” e quindi garantisce un tracciato all’opera, ma non esistono né idee progettuali né tantomeno ipotesi di finanziamento.

E dire che Alba, di tutte le città dalla Granda, è certamente quella con l’economia più sviluppata e dinamica e necessita, anche per questo, di idonee vie di comunicazione.

Così come gli enti territoriali devono poter nuovamente investire sulla manutenzione delle strade: la rete provinciale denuncia ormai una trascuratezza annosa, dovuta principalmente ai ridotti trasferimenti centrali, ma una soluzione va trovata celermente, per la dignità sociale ed economica della nostra area nello scacchiere regionale e nazionale.

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